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4.2.5 La Sinistra

A Sinistra invece le cose sono chiare e senza ambiguità, questa sarebbe il luogo dei diritti e dell’uguaglianza, della protezione dei deboli, del bene collettivo, dell’abbraccio universale: tale si pensa e tale viene creduta essere. Benché il femminismo ne abbia sconfessato la pretesa e sia nato precisamente nel momento in cui la sconfessò, la Sinistra si è sempre schierata dalla parte delle donne, dapprima fingendo che ciò non comporti il collocarsi contro gli uomini e successivamente identificando il genere maschile con la parte sfruttatrice, prevaricatrice e sopraffattrice dell’umanità quella che deve essere combattuta e vinta. L’avanzata del proletariato femminile esige la rovina del padronato maschile. 
 
Nondimeno, dal momento che è schierata, per definizione, contro ogni discriminazione, ogni ingiustizia ed ogni sopruso vi è chi ritiene che essa solamente possa difendere le ragioni, il prestigio e le prerogative maschili nel quadro di una “vera parità” e di una “reale eguaglianza”, si tratterebbe di svegliarla dal sonno in cui è caduta, di curare lo strabismo di Genere dal quale è afflitta. Ma la posizione antimaschile della Sinistra non può cambiare perché per essa l’atteso risanamento della società si fonda sempre su una partizione umana, su un qualche gruppo incarnazione del Giusto e del Vero, portatore della fiaccola di quella Giustizia che si realizza nella trasformazione del mondo secondo gli interessi di una parte propagandati ed imposti come interessi universali. Ieri il proletariato, oggi le femmine. L’ostracismo nei confronti delle ragioni maschili (“asserite ragioni”) è perciò totale, la censura assoluta, la condanna garantita
 
La posizione antimaschile della Sinistra non è né casuale né contingente e non vi è alcuna possibilità che essa faccia sue le ragioni della maschilità anche perché ciò comporterebbe lo sviluppo di un conflitto interno insanabile, il manifestarsi della lotta tra interessi e valori diversi (e spesso opposti) nel suo stesso seno, cosa impossibile da concepire prima ancora che da tollerare e gestire. Essa è troppo impegnata ad ascoltare “…gli innocenti che gridano la loro innocenza per potersi occupare dei colpevoli che gridano la loro colpa”.i

i E. Morin, Autocritica, op. cit., p. 99.

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