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Rino Della Vecchia



QUESTA META’ DELLA TERRA



PAROLE DEGLI UOMINI DEL XXI SECOLO








Questa metà della Terra - Parole degli uomini del XXI Secolo
Rino Della Vecchia
Prima edizione, febbraio 2004
Seconda edizione, febbraio 2005



Opera pubblicata con il contributo dell’Associazione Uomini3000 www.uomini3000.it
Proprietà letteraria dell’autore
Rino Della Vecchia - Questa metà della Terra © 2004-2008
Edizioni AltroSenso – Belluno
ISBN 978-88-901320-1-8



Volume acquistabile con le modalità indicate nella relativa pagina del sito
www.uomini3000.it o con ordine a ordini@altrosenso.info
Stampa: LegoPrint S.p.a. - Lavis - (TN)
www.legoprint.com
Printed in Italy












Note

* In epigrafe alla Parte II una mia libera traduzione del Detto di Anassimandro.

1 Le cronache parlamentari riferirono in verità di un numero variabile di contrari, da 4 a 8, nei
diversi passaggi in aula della riforma, oltre all’astensione del gruppo del PRC, fondata ovviamente
su motivazioni opposte.
2 J. Hammer, If men have all the power, how come women make the rules?, J. H. Edition,
Halethorpe 2002.
3 P. Teilhard de Chardin, Il fenomeno umano, Il Saggiatore, Milano 1980 (1955). Il termine fu
coniato da E. Le Roy in opposizione a ‘biosfera’ ne L’esigenza idealista ed il fatto
dell’evoluzione del 1927.
4 “…io sono dell’opinione che la psiche sia la cosa più importante del mondo. Essa, anzi, è la
madre di tutte le cose umane, della civiltà e della mortifera guerra.” C. G. Jung, Opere 9 -
Gli archetipi e l’inconscio collettivo, Bollati-Boringhieri, Torino 1997 (1976), p. 114.
5 Controlla cioè il sentimento medio collettivo da cui trae linfa e senso l’esperienza dei singoli,
le ‘idiosfere’. A questo allude Alfred Adler, nel suo Cos’è la psicologia individuale, Newton
Compton, Roma 1976, pp. 22 e ss.
6 “…la colpa si comprende come innocenza perduta, come paradiso perduto”, P. Ricoeur, Filosofia
della volontà - I, Marietti, Genova 1990 (1950), p. 29.
7 G. Greer, L’eunuco femmina, Mondadori, Milano 2000 (1970).
8 Diotima, (Comunità filosofica femminile presso l’Università di Verona), Oltre
l’uguaglianza, le radici femminili dell’autorità, Liguori, Napoli 1995, p. 128.
9 V. Held, Etica femminista, Feltrinelli, Milano 1997, pp. 233 e ss.
10 M. Gijmbutas, Il linguaggio della Dea, Mito e culto della Dea Madre nell’Europa neolitica,
Longanesi, Milano 1990.
11 Antonio D’Andrea fondatore nel 1985 del M.U.C. - Movimento Uomini Casalinghi di Milano
- in Uomini in cammino, periodico del Gruppo Uomini di Pinerolo, dicembre 2002.
Nel 2002 veniva fondata da Fiorenzo Bresciani un’associazione a carattere nazionale, l’
Ass.ne Ital.na Uomini Casalinghi. Quella del maschio casalingo è certo scelta anticonformista
e coraggiosa (da studiare con attenzione) motivata però da subito con l’adozione integrale
dell’ideologia femminista: “L’uomo che decide di fare questa scelta di dedicarsi al
lavoro in casa non è però l’uomo ‘vecchio’, dominatore, ma piuttosto un uomo nuovo che,
avendo compreso i misfatti e la disfatta di tale comportamento che affonda le radici nella
storia di millenni, si riconcilia con la donna (in realtà con se stesso)”. Da una mail informativa
dello stesso Bresciani del 4.12.2003.
12 Lc 6,45.
13 Diotima, Oltre l’uguaglianza, op. cit, pp. 107, 119, 131 e altrove.
14 Gli animali possono temere solo le minacce immediate, contingenti, gli umani anche quelle
remote giacché vivono nel tempo. Dal passato vengono conoscenza e colpa, dal futuro paura
e speranza. Dal presente l’invidia.
15 N. Machiavelli, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, I - XLVI, 7. In parafrasi.
16 Questo nuovo termine è stato proposto per la prima volta nel 1997 da Marco Faraci gestore
del primo sito italiano sulla questione maschile, PDU - Pari Diritti per gli Uomini (www.
uomini. cjb. net). Le primissime pagine italiane rinvenibili in rete sul tema, pubblicate nel
luglio del 1996, furono però presentate da Marco E. G. Maltese sotto il titolo di ‘Internet
Uomo’, ora non più raggiungibili (già su www.tecnos.com /inetu /inetmasc.html) di cui
conservo copia. Seguì poi, giugno 1998, il sito di filosofia Altrosenso gestito da me stesso
(www.altrosenso.info). Nel novembre del 1999 apparve il portale del mov.to Maschiselvatici
che andò subito arricchendosi in modo esponenziale e che oggi costituisce un punto di
riferimento per il movimento maschile italiano (www.maschiselvatici.it). Nel gennaio del
398
2001 si presentava nel web con il suo portale l’associazione Uomini3000
(www.uomini3000.it).
17 S. Freud, Il senso di colpa in L’Io e l’Es, Bollati-Boringhieri, Torino 1977 (1923), p. 77; Il
disagio della civiltà e altri saggi, Bollati-Boringhieri, Torino, 1971 (1949).
18 K. Jaspers, La questione della colpa, Cortina, Milano 1996 (1946). Sul tema si veda anche I.
Buruma, Il prezzo della colpa. Germania e Giappone, il passato che non passa, Garzanti,
Milano 1994.
19 Diotima, Oltre l’uguaglianza, op. cit, pp. 129-130.
20 Cfr. C. Castelfranchi ed altri, Sensi di colpa, Giunti, Firenze 1994. Quanto a S. Freud ed alla
sua scuola, rimando, per la sola citazione riportata, alla nota n. 17. Di C. G. Jung mi riferisco
in particolare a Gli archetipi dell’inconscio collettivo, in Opere, op. cit. ed a Il problema
dell’inconscio nella psicologia moderna, Einaudi CDE, Milano 1959. Sul tema della
colpa indico di seguito altre fonti non citate nel testo: S. Lebovici, I sentimenti di colpa
nell’adulto e nel bambino, Feltrinelli, Milano 1973; L. Della Seta, Le origini del senso di
colpa, Melusina, Roma 1989; R. Speziale-Bagliacca, Colpa, Astrolabio-Ubaldini, Roma
1997; S. Forward, Il senso di colpa, Corbaccio, Milano 2000; E. Pewzner, L’uomo e la sua
colpa, Moretti & Vitali, Bergamo 2000. In campo filosofico classici sono ormai P. Ricoeur,
Filosofia della volontà, op. cit.; G. Bateson, Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano
1976; J. Delumeau, Il peccato e la paura, Il Mulino, Bologna, 1987; J. Goldberg, La
colpa, Feltrinelli, Milano 1988. Sulla colpa degli innocenti come esperienza vissuta cfr. P.
Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1959 e La tregua, Einaudi, Torino 1965 oltre a
B. Bettelheim, Sopravvivere, Feltrinelli, Milano 1981. Sul processo di industrializzazione
ed il sentimento di colpa buoni spunti anche in A. Ferrari, La civiltà industriale, colpa e redenzione,
Morcelliana, Brescia 1984 ed in P. Melograni, La modernità e i suoi nemici,
Mondadori, Milano 1996. Quanto alla specificità occidentale del fenomeno, oltre che nel
classico di R. Benedict, Il crisantemo e la spada, Dedalo, Bari 1968 (1946) qualche suggerimento
ho trovato in J. Leff, Psichiatria e culture, Sonda, Torino-Milano 1992.
21 Il grattacielo della colpa non potrebbe reggersi se non fosse fondato su quelle fondamenta
filogenetiche che sanzionano la rottura della reciprocità sociale. Sul tema si possono vedere,
indicativamente, i “cattivi”, C. Darwin, L’origine dell’uomo, Newton Compton, Roma
1990 (1871), pp. 134 e ss.; K. Lorenz, L’altra faccia dello specchio, Adelphi, Milano 1989
(1973), pp. 324 e ss., e Natura e destino, Mondadori, Milano 1985 (1978), pp. 215 e ss.; E.
O. Wilson, Sociobiologia, la nuova sintesi, Zanichelli, Bologna 1979 (1975), pp. 118, 570 e
altrove, nonché L’armonia meravigliosa, Mondadori, Milano 1999, p. 206; R. Dawkins, Il
gene egoista, Mondadori, Milano, 1995 (1976), pp. 175 e ss.; K. E. Boulding e altri, Sociobiologia
e natura umana, Einaudi, Torino 1980, p. 111; I. Eibl-Eibesfeldt, Etologia umana,
Bollati-Boringhieri, Torino 1993, pp. 101, 623 e altrove, per chiudere con i “buoni”: S. J.
Gould che fu “… fin dai suoi inizi critico severo della sociobiologia umana …()…le cui affermazioni
non furono molto apprezzate in ambienti femministi.”, cfr. Un riccio nella tempesta,
Feltrinelli, Milano 1991, p. 30 e passim in altri suoi lavori; J. Rachels, Creati dagli
animali, Comunità, Milano 1996, p. 185; F. de Waal, Naturalmente buoni, Garzanti, Milano
1997, pp. 138 e ss.
22 Tesi sostenuta in Fire with fire del 1993 e fatta propria da molti tra cui Christina Hoff
Sommers in Who stole feminism? How the women have betrayed women, Simon &
Schuster, New York e dallo stesso Warren Farrell.
23 I. Eibl-Eibesfeldt, I fondamenti dell’etologia, Adelphi, Milano 1995 (1976), p. 775.
24 Nell’ordine: Maria Nadotti in Mal di madre, “Il Sole-24 Ore”, 15.09.1991, versione web, on
line il 21.11.2003 e Adriana Cavarero, “L’Espresso”, 9.01.2003, p. 107.
25 Stefano Pogelli. Comunicazione personale, luglio 1998.
26 Il riferimento va al fatto accaduto il 1° ottobre 1975 al Circeo (Latina) dove due ragazze
furono sequestrate e seviziate ed una di esse (Rosaria Lopez) stuprata ed assassinata da elementi
di estrema Destra. L’evento segnò un svolta nella percezione collettiva del fenomeno.
27 C. Castelfranchi, Sensi di colpa, op. cit.
399
28 L’origine del senso di colpa è il sentimento di reciprocità che esige la ricomposizione compensativa
dei rapporti frantumati dalla rottura di una regola sociale. Vedi alla nota n. 21.
29 R. Benedict, Il Crisantemo e la Spada, op. cit.
30 W. Farrell, Il mito del potere maschile, Frassinelli, 1994.
31 Natalia Aspesi, “La Repubblica”, 21.12.2001, p. 32.
32 A. Fouque, I sessi sono due, Pratiche Editrice, Milano 1999, p. 95.
33 Nell’ordine: P. Mottana e N. Lucatelli, L’anima e il selvatico - Idee per “controeducare”,
Moretti & Vitali, Bergamo 1998, p. 124; J. Fo ed altri, Il libro nero del Cristianesimo, Edizioni
Nuovi Mondi - Jacopo Fo; Rolf Schulte, storico tedesco autore di Exenmeister (Stregone),
intervistato da Paolo Valentino, “Corriere della Sera”, 22.10.2001, p. 37.
34 P. Mottana e N. Lucatelli, ivi.
35 “Il Gazzettino”, 1.6.2000 pp. 1, 2, 6 e 21.11.2000, p. 7.
36 L’aborto selettivo presuppone la diagnosi prenatale praticata su scala di massa, precisamente
quel che non esiste nel Terzo Mondo.
37 Dati dettagliati alla nota n. 134.
38 Il potere tra i sessi, conferenza di Adriana Cavarero ne “Il Grillo” 10.11.1998 nel web il
18.11.2002, intervento da lei condiviso.
39 “Micromega”, n. 4/2000, p. 23.
40 Un altro luogo comune è quello secondo il quale gli uomini, sino a cent’anni fa, credevano
che le donne non avessero l’anima. Si fa risalire tale convinzione talvolta alla filosofia antica,
tal altra a quella medievale benché un’esplicita affermazione in tal senso si ritrovi per la
prima volta in uno scritto del letterato Valens Acidalius pubblicato postumo a Lione nel
1647 e subito messo all’indice da Papa Innocenzo X. Attribuire al Cristianesimo tale prospettiva
è tesi meno che ridicola, basti pensare al ruolo di Maria Immacolata (che già insospettì
San Bonaventura e Alberto Magno) o all’avvertimento di Cristo secondo cui ladri e
prostitute precederanno i sedicenti ‘buoni’ nel Regno dei Cieli.
41 Luana Zanella, deputato dei Verdi, “Il Gazzettino”, 30.01.2002, p. 5.
42 Dieci a uno è il rapporto dei suicidi tra divorziati e divorziate, quattro contro uno nel complesso.
43 “Il Gazzettino”, 3.09.2000, p. 8.
44 Maria Serena Palieri, “L’Espresso”, aprile 2003. Conservo copia del ritaglio senza data.
45 C. Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, Frassinelli, 1993, p. 286. Sull’origine femminile
del tabù (al tempo stesso affermata e negata nella letteratura femminista) vedi anche E.
Neumann, La Grande Madre, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1981, p. 289.
46 G. Greer, L’eunuco femmina, op. cit, p. 123.
47 G. Greer, ivi, p. 111.
48 Questo rimane vero, ovviamente, anche se nel frattempo la moglie ottiene un raddoppio
dello stipendio tale da lasciare invariato il reddito famigliare.
49 Testualmente: “…quasi che il principio della comunità economica come caratterizzante il
matrimonio non venisse più accettato man mano che le donne hanno maggiori possibilità di
avere un reddito proprio”, in M. Barbagli e C. Saraceno Separarsi in Italia, Il Mulino, Bologna
1998, nota n. 8 di p. 92. Come se la donna ritenesse che la comunione debba valere
solo quando essa è priva di mezzi e non viceversa. Egoismo femminile? No, è solo un modo
con il quale le donne “…cercano di difendere la propria autonomia dal marito”, stessi
autori in Lo stato delle famiglie in Italia, Il Mulino, Bologna 1997, p. 111.
50 Mutuata direttamente dal marxismo è questa la formula con la quale viene descritta la gravidanza
della quale tradisce il significato per l’ideologia femminista.
51 Confessione di Sabina Guancia dell’ ‘Associazione per la famiglia’ di Milano, “La Repubblica”,
01.11.2003, p. 13.
52 Cassazione, giugno 2003. Conservo un ritaglio senza data. Il risarcimento ammontò a 7.500
euro. “Non è molto ma quel che conta è che si è costituito un precedente”, commentò
l’avvocato della donna.
53 Cassazione, sentenza n. 13860/02. Vedi il commento concorde di A. M. Bernardini De Pace
su “Io Donna”, 14.12.2002, p. 414.
400
54 Cassazione, sentenza n. 16912/03, ANSA, Roma 26.11.2003. Il vitalizio va corrisposto anche
se prima non era previsto alcun emolumento alla ‘ex’.
55 Cassazione, sentenza n. 17537/03 del 19.11.2003.
56 La donna media gode della pensione per 24 anni, l’uomo per 12. Alla morte prematura dei
maschi si aggiunge il pensionamento anticipato delle femmine, come se degli accantonamenti
avessero redditività diversa, quelli femminili in grado di garantire la stessa rendita
per un doppio numero di anni.
57 Bruno Gravagnolo in Vincono ancora i più forti su “Io Donna”, 21.06.2003, p. 32.
58 “Corriere della Sera”, 12.02.1999. Ma la sentenza fu al centro dell’attenzione di tutti i media
per un paio di settimane e non ha smesso di essere richiamata ad ogni occasione.
59 Sentenza di primo grado riformata in Cassazione (n. 30425/01) con la condanna a 4 anni. In
quella occasione la Corte sollecitò la riesumazione dell’ex art. 554 del C.P. (relativo alle
malattie veneree) per la punizione degli “untori”. Cfr. “La Repubblica” 8.08.2001, p. 19.
60 La ricognizione istituzionale sistematica sulle sentenze è prevista dal D.P.C.M. 27.03.1997
al punto 9.1.
61 Attesa destinata ad essere presto esaudita; le donne in magistratura rappresentano oggi il
50,7% ma la sua femminilizzazione procede a ritmi serrati. Il più recente concorso ha visto
le donne aggiudicarsi il 70% dei posti, mentre in Francia le donne magistrato si stanno avvicinando
all’ 80% ed hanno già superato quella soglia in sede di istruzione preparatoria al
punto di far nascere la proposta di introdurre quote pro-male per evitare che accada nella
giurisdizione quel che già è accaduto nell’istruzione, dalla quale (si giura) i maschi sarebbero
fuggiti per via dei bassi stipendi, ragione che non può essere addotta nel caso della
magistratura. Questo apre finalmente la strada ad un diverso sospetto che qui però non si
può approfondire.
62 “Corriere della Sera”, 10.04.1999, p. 16. Il fatto che lo stato della donna non costituisca
un’aggravante discende da una scelta oculata e da tutti approvata, in special modo dal
femminismo. Solo con questa esclusione infatti si rende possibile ad una donna handicappata
fare del sesso senza che il partner ne venga incriminato. E’ stata con ciò superata una
norma che discendeva dall’ideologia della “difesa della razza”.
63 L. Migliorini, “Il Gazzettino”, 26.40.1999, p. 16.
64 Concettualizzazione di Giuseppe Albertini, comunicazione personale, novembre 2003.
65 Art. 250 del Codice Civile.
66 Cassazione, sentenza n. 14020/00. Cfr. “Il Gazzettino”, 26.10.2000, p. 9.
67 Vedi nota n. 229.
68 Cassazione, sentenza n. 5829/98.
69 Cassazione, sentenza n. 2147/02.
70 M. Rothblatt, L’Apartheid del sesso, il Saggiatore, Milano 1997, p. 45.
71 La stessa interpretazione subisce il c.d “scambio delle donne” nei matrimoni come se fosse
possibile scambiare A con B senza al tempo stesso permutare B con A. Cfr. S. B. Ortner e
H. Whitehead, Sesso e genere, Sellerio, Palermo 2000, p. 127.
72 Mi riferisco qui all’immagine della donna crocifissa pubblicata dal settimanale
“L’Espresso” negli anni della campagna per l’aborto e divenuta emblematica. Non ricordo
però né il numero né l’anno di pubblicazione.
73 “D - La Repubblica delle Donne”, 08.11.2003, pp. 105-108.
74 Rubrica televisiva ‘Sfera’ del 14.03.2003. Segnalazione di Lorenzo Raveggi. La civiltà di
Çatal Hüyük viene indicata come caso esemplare di cultura matriarcale in P. Mottana e N.
Lucatelli, L’anima e il selvatico, op. cit, p. 117.
75 Gv 8,7-8.
76 “Abbiamo un linguaggio di una doppiezza affascinante, permette cioè di imbrogliare costantemente.”
così H. von Forster in Sistemi che osservano, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1987,
p. 32.
77 “Il Gazzettino”, 29.12.1998, prima pagina. L’appellativo ‘stupide’ è usato nel commento da
Alessandra Graziottin. Lasciamo stare la questione se fotografare donne nude sia reato
nell’era dello smutandamento universale.
401
78 “Le donne hanno dato la civiltà a tutto il genere umano”, titolo di un lungo articolo di Angela
Giuffrida, “Il Gazzettino”, 27.06.2001, p. 25.
79 Fatto accaduto a Perth, l’uomo fu condannato a 4 anni. W. Farrell, Il mito del potere maschile,
op. cit, p. 361, da un’intervista dello stesso Farrell allo psicologo australiano Frank
Brennan dell’11.04.1990, cfr. nota 69 del cap. 14.
80 “Micromega - Almanacco di filosofia”, supplemento al n. 1/1997, pp. 91 e ss.
81 P. Bruckner, La tentation de l’innocence, Ed. Grasset & Fasquelle, Paris 1995; citazioni
dall’edizione spagnola La tentación de la inocencia, Anagrama, Barcellona 1996, p. 130.
82 Non solo morale e pregressa ma anche economica ed attuale in quanto “Gli uomini, per il
semplice fatto che esistono, hanno un costo sociale molto superiore a quello delle donne,
soprattutto nella fascia giovanile” in E. Gianini-Belotti, Apri le porte all’alba, Feltrinelli,
Milano 1999, p. 182. Si tratta di costi derivanti dal numero dei delitti, dal mantenimento del
sistema carcerario, dal parassitismo domestico, dagli incidenti stradali, dalle manifestazioni
sportive, dai problemi creati dagli immigrati maschi, dall’esercito, dal vizio maschile di fare
pipì in strada.
83 Fabrizio Gandini, GIP del relativo processo, “Corriere della Sera”, 15.03.2002.
84 Il linguaggio giuridico deforma il significato del termine rispetto alla nozione psicologica ed
etica di ‘colpa’; per esso ‘colposo’ è un atto compiuto senza la volontà di nuocere ‘doloso’
è invece quello compiuto al fine di nuocere e che quindi, in realtà, è più “colposo” del primo.
85 Lo stesso Warren Farrell segnala il fenomeno, pur senza approfondirne presupposti e conseguenze.
Cfr. Il mito del potere maschile, op. cit, p. 307.
86 M. Iacub, “Io Donna”, 19.04.2003, pp. 51 e ss.
87 Diotima, Oltre l’uguaglianza, op. cit, p. 129.
88 N. Machiavelli, Il Principe, XV,1.
89 Usare il termine ‘denigrazione’ per descrivere il processo e ‘disonore’ lo stato in cui viene
condotto il colpito è in realtà improprio perché il loro significato non dà conto
dell’ampiezza dei sentimenti che vengono feriti né delle modalità con le quali lo sono. Ad
indicare unitariamente quel segmento della vita psicoemotiva che viene compresso potrebbero
adattarsi altrettanto bene, ed altrettanto male, sinonimi come dispregio e disprezzo,
vergogna e vituperio, sconsiderazione e biasimo e così via.
90 I. Eibl-Eibesfeldt. Etologia Umana, op. cit, p. 90 ed anche E. O. Wilson, Sociobiologia, op.
cit, pp. 48-51 e altrove sino a p. 253.
91 M. R. Parsi, Fragile come un maschio, Mondadori, Milano 2000.
92 “Le vere puttane sono gli uomini”, campagna pubblicitaria della “Swish Jeans” nel 2000.
Vedi www.maschiselvatici.it /razzismooggi /indice.htm.
93 Testimonianza di Guido Moretti.
94 “Io Donna”, 23.11.2002, p. 88.
95 Silvia Vegetti Finzi su “Io Donna”, 11.10.2003, p. 333.
96 Nell’ordine: “Selezione”, novembre 1998, p. 142; “Missionari Saveriani”, marzo 2000;
“Corriere della Sera”, 9.03.1998, p. 33; “Donna Moderna”, ottobre 1994, p. 9 (conservo il
ritaglio senza data).
97 Gianfranco Bangone a commento di un articolo di “Nature” del giungo 2003 e del saggio di
Steve Jones, Y-The Descent of men, su “Panorama” versione web, on line il 24.07.2003.
L’ultima citazione da Chi ha paura che il maschio si estingua? in “D - La Repubblica delle
donne”, 4.10.2003 p. 166.
98 “Corriere della Sera”, 27.12.2002, p. 11. Dall’articolo, una pagina intera, non è però possibile
capire di quale guerra si tratti.
99 G. Greer, L’eunuco femmina, op. cit, p. 111.
100 “L’Espresso”, n. 36/1999.
101 “Corriere della Sera”, 11.01.2003, p.18.
102 Silvia Costa, lettera a “La Repubblica”, 9.11.1997, p. 10.
103 “Corriere della Salute”, supplemento al “Corriere della Sera” del 21.05.2000, intervista al
prof. Paolo Pancheri.
402
104 Pierre Lemoine, psichiatra francese, su “La Repubblica”, 18.10.2002.
105 Da “Tutto Scienze - Tecnologia” del 12.01.2002, A. R. Meo del Politecnico di Torino, “La
Stampa” ed. web, 09.01.2003.
106 “Il Venerdì” de “La Repubblica”, 20.06.2003, p. 32.
107 Vedi nota n. 103.
108 Nell’ordine: “La Repubblica”, 29.12.2002, p. 30 e stessa testata 31.12.2002 l’intervento di
Giampaolo Fabris a p. 25.
109 “E gli uomini servono ancora?”, articolo di Filippo Zizzadoro, “Il Sole - 24 Ore”,
1.12.2003, p. 11.
110 “D - La Repubbica delle donne”, 04.01.2003, n. 332, p. 110.
111 “Corriere della Sera”, 2.04.2001, prima pagina.
112 Affernazione di Aldo Carotenuto riportata tra virgolette da “Bresciaoggi” il 4.04.2002 espressa
durante la presentazione del suo saggio L’anima delle donne tenutasi a Brescia ed
organizzata dal locale Comitato Pari Opportunità. Comunicazione di Eugenio Pelizzari del
5.04.2002.
113 Nell’ordine: Sandro Bondi, F.I., “Corriere della Sera”, 25.10.2003, p. 10 e Massimo Fini,
“Io Donna”, 11.10.2003, p. 70.
114 Nell’ordine: Breve storia della lingua italiana per parole, allegato al Dizionario G. Devoto
- C. G. Oli, Le Monnier, Firenze 2000, a cura di Paola Marongiu, pag. 89 e Fabrizio Galimberti,
“Il Sole-24 Ore”, 8.12.1998, p. 5.
115 “Cioè”, n. 12/2000, p. 44. Donata Francescato, invece, riferendosi ai padri scrive: “…è un
buon segnale che …()… ci siano film come Il prigioniero del Caucaso …()… in cui un
uomo anziano esce dagli stereotipi maschili e mostra sentimenti paterni”, in Amore e potere,
Mondadori, Milano 1988, p. 186.
116 L. Anolli, Vergogna, Il Mulino, Bologna 2000, p. 88.
117 M. Alinei, Origini delle lingue europee - II, Il Mulino, Bologna 2000, p. 87.
118 E’ appena il caso di notare che neanche la mutilazione di un animale suscita alcuna forma
di ilarità, fatto che ha il valore di un trattato di psicologia sociale.
119 Aspettativa di vita alla nascita in Italia 1899-1902: M 42,6 - F 43,0 anni. Fonte Istat - ADN
Kronos, Roma 1994.
120 C. Lévi-Strauss, Razza e storia, Einaudi, Torino 1967, pp. 245-264.
121 “Il Sole - 24 Ore - Dossier”, 20.12.1999, p. II.
122 La recente legge italiana (11.12.2003) impedisce ora la quasi totalità di questi funambolismi
della tecnica. “Un parlamento composto al 90% da uomini ha varato una legge che offende
le donne”, commenta Oliviero Diliberto segretario del PdCI, “La Repubblica”,
12.12.2003, p. 3.
123 Il primo embrione prodotto senza spermatozoi è stato “generato” in Australia nell’estate del
2001 presso la Monash University di Melbourne. Tra gli altri vedi “Il Centro”, 11.07.2001,
prima pagina.
124 “….solo una collaborazionista può abbassarsi ad una simile ignominia”, il rapporto sessuale,
in P. Bruckner, La tentación de la inocencia, op. cit, p. 172.
125 E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, op. cit., p. 264. Corsivo mio.
126 Secondo la sociobiologia di E. O. Wilson il fenomeno è matematicamente prevedibile in
quanto correlato al diverso investimento parentale trascorso ed alle opportunità residue, la
c.d. ‘fitness’ (passato e futuro della potenzialità vitale). Sociobiologia, op. cit., p. 337 e ss.
127 Brihad-aranyaka Upanisad, 2, IV, 5 e 4, V, 6, in Upanisad antiche e medie a c. di P. Filippani-
Ronconi, Boringhieri, Torino 1968.
128 Si tratta di sperimentazioni in corso presso il CRMI (Centre for reproductive medicine and
infertility) della Cornell University - NY, condotte da un team guidato dalla dr.sa Hung-
Ching Liu.
129 E. Gianini Belotti, Prima le donne e i bambini, Feltrinelli, Milano 1998.
130 L. G. Di Cristofaro, Il sorpasso, dal mito del rischio alla cultura della sicurezza, Guerini e
Associati, 2002.
131 N. Machiavelli Discorsi, op. cit., I - V, 5. “Gli uomini non operono mai nulla bene se non
403
per necessità”.
132 Non si tratta di un fenomeno recente, negli anni Sessanta una procace ragazza (‘L’amica
dell’Omino Rosso Polistil®’) mostrava le mutande dagli inserti pubblicitari di “Topolino”.
133 Questa gerarchia ha molti riflessi. Tra gli altri, sull’onore: nel corpo le une, nella parola
data (un’idealità) gli altri, perciò un uomo che manchi di parola diventa un mezzo uomo
mentre una donna sleale e menzognera non perde nulla di sé. Sull’autoironia: questa è un
mettersi in gioco, un mettere a repentaglio la propria posizione nel mondo, un rischio che,
in quanto tale, esige la disponibilità a perdersi ed infatti è di polarità maschile.
134 In Italia nel 1978 (L. 22.05.78 n. 194). Quanto alla pillola, ancora nel 1978, nel pieno della
“rivoluzione sessuale”, la usava solo il 3,5% delle italiane. Nel 1983 il 7,5 %, nel 1988
l’11%, nel ’93 il 17,4%, nel ’98 il 20,1% e raggiungeva il 22,3% nel 2002. Solo all’inizio
del XXI Secolo l’uso di anticoncezionali femminili ha raggiunto, nell’insieme, quelli maschili
purché vi si ricomprendano anche i metodi naturali il cui controllo è femminile ma la
cui applicazione è di entrambi (F/ 50,1% contro M/ 49,9%). Escludendo questi, però, ancor
oggi la prevenzione vede i maschi in testa: M/ 53,3 contro F/ 46,7%. In particolare il preservativo
supera ancora la pillola: 24,5% contro 22,3%. Dati completi del 2002 (su cento):
F/ pillola 22,3 - Iud 13,7 - diaframma 1,2 - spermicida 0,5 - metodi naturali 3,4. M/ profilattico
24,5 - coito interrotto 18,6. F&M/ nessuno 15,7 - non necessita (sterilizzazione M/F)
0,1. Fonte Aied - Roma 15.01.2004. Informativa diretta del Presidente dr. Luigi Laratta,
che ringrazio vivamente. Altre fonti (“Corriere della Sera - Corriere del Veneto”,
22.02.2003, p. 5.) danno al 19,1% (nel 2002) la quota dell’uso della pillola il cui contributo
al cambiamento dei costumi degli anni Sessanta/Settanta è perciò una leggenda (almeno in
Italia, paese agli ultimi posti per utilizzo).
135 O annullabili.
136 “Corriere delle Alpi”, 18.01.2001, p. 12. Nell’autunno del 2003 l’interessato, Boris Becker,
cambiò versione affermando che in realtà si era trattato di un ordinario incontro, nuova verità
che non intacca ciò che stiamo dicendo ma lo conferma giacché egli dovette mantenere
la madre e il figlio già sulla base della prima versione. Il racconto è cambiato, le conseguenze
sono le stesse.
137 W. Farrell, Il mito del potere maschile, op. cit., p. 46.
138 S. Coppa, “Grazia”, 18.12.2001. Obiezione mossa a Claudio Risé nell’ambito del suo “Appello
per il padre”. Vedi Il padre - L’assente inaccettabile, S. Paolo, Cinisello B. - Milano
2003, pp. 150 e ss.
139 Irrilevanza della prova del Dna quando esclude la paternità, sentenza della Cassazione n.
14887 del 23.10.2002, vedi “Il Giornale”, 24.10.2002, p. 16. Valore della prova per
l’accertamento e l’imposizione della paternità, stessa Corte, sentenza n. 3793 del marzo
2002, vedi “Il Piccolo”, 2.04.2002.
140 Nell’ordine: “La Repubblica”, 5.12.1998, p. 29 e stessa testata 10.04.03, p. 22.
141 “Corriere delle Alpi”, 6.09.2001. Tempo dopo veniva sentenziato che anche la mancata
convivenza era irrilevante, vedi nota n. 55.
142 “Rai 3”, 18.06.2002.
143 Ermes Viel, comunicazione personale.
144 C. M. Valentini, Le donne fanno paura, Il Saggiatore, Milano 1997.
145 Entrambe le citazioni dall’articolo Perfide vampire: divorate l’uomo di Chiara Simonetti,
“La Stampa”, 12.02.1998.
146 G. Orwell, 1984, Mondadori, Milano 1973 (1949).
147 R. Warshaw, I never called it rape, Harper-Collins, New York 1994.
148 Vedi in W. Farrell, Il mito del potere maschile, op. cit., p. 337.
149 Protocollo antistupro dell’Università di Berkeley - CA (University Health Service - Sexual
assault and rape - Advice for men) punto 9.
150 Catharine MacKinnon e Carol Pateman in W. Farrell, Il mito del potere maschile, op. cit, p.
451 (nota n. 12 del cap. 14).
151 Ivi.
152 Ivi, pp. 337-338.
404
153 Manifesto del Collettivo Femminista Romano. Nel web il 20.02.03 (www.tmcrew.org
/sessismo /assfemmroma). Conferma Davide Dettore, ordinario di psicologia e psicopatologia
dell’Università di Firenze: “Lo stupro non è mai un atto sessuale, semmai
un’aggressione sessualizzata”, “D - La Repubblica delle donne”, 08.11.2003, p. 196.
154 S. Brownmiller, Contro la nostra volontà, Bompiani, Milano 1976.
155 Carla Porta su “Sette - Corriere della Sera”, 29.05.1998, p. 84.
156 Riccardo Burgio, comunicazione personale.
157 Raccomandazione UE del 27.11.1991, n. 92/131/CEE.
158 P. Bruckner, La tentación de la inocencia, op. cit., p. 174.
159 D.Lgs. 23.05.2000 n. 196, art. 8, comma 6. Le Consigliere di Parità sono istituite in ogni
provincia sotto un coordinamento regionale e con sede centrale presso il Ministero delle
Pari Opportunità. Agiscono nella veste di pubblici ufficiali, sono parzialmente retribuite e,
se dipendenti, godono di permessi e facilitazioni.
160 “Corriere della Sera”, 13.06.2001, prima pagina.
161 “D - La Repubblica delle donne”, 01.11.2003, prima pagina.
162 “La Repubblica”, 21.02.2002, p. 26, corredata da una vignetta di Alain Denis: “Mi ha dato
una carezza”- “E poi?” - “E poi ...mi ha mandato a pulire il cortile”.
163 Sentenza della Cassazione reperibile in www.tgcom.it il 16.10.2003: “Sono rimasta cinque
anni a casa tanto sono rimasta traumatizzata”.
164 L’epistemologia, termine già apparso nelle prime pagine, definisce condizioni, forme e
limiti della conoscenza e perciò anche quelli dei suoi correlati (ciò che può/non può esistere).
165 Legge 4.04.2001, n. 154: “Misure contro la violenza nelle relazioni familiari”.
166 “Il Gazzettino”, 21.04.2000.
167 G. Deleuze, La pensée nomade, in Nietzsche PUF, Paris 1965, trad. it. a cura F. Rella, Bertani,
Verona 1973. Vedi anche di R. Braidotti, Soggetto nomade, Donzelli, Roma 1995.
168 Ecco qualche nome di ex, post o neofemministe che da diverse angolature criticano alcuni
“successi” del femminismo: E. Badinter, Sue Hindmarsh, M. Iacub, Donna Lafambroise,
Doris Lessing, Wendy McElroy, Camille Paglia, Daphne Patai, Erin Pizzey, Cathy Young.
169 “Album” de “La Repubblica”, 13.10.2001, prima pagina.
170 Cassazione, sentenza n. 14887. Vedi anche “La Repubblica”, 24.10.02, p. 22.
171 La quota dei condannati per violenza sessuale negli Usa supera di 73 volte quelli del Giappone,
di 50 volte la Svizzera, di 15 volte la Grecia, Fathers Manifesto - Christian Party,
maggio 2003, di seguito affermazione di Adriana Cavarero su “L’Espresso”, n. 2/2003, p.
107.
172 D. Fortunato, Amore e potere, op. cit., p. 80.
173 ‘Calzerosse’, collettivo femminista newyorkese dei primi anni Settanta.
174 “La Repubblica”, 01.11.2003, p. 12.
175 A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena, Adelphi, Milano 1981 (1851), p. 494.
176 D. Fortunato, Amore e potere, op. cit., p. 49. E’ una citazione che si può pescare da qualsiasi
saggio di qualsiasi femminista, una vale l’altra. Si noti l’ambiguità del termine ‘biologico’
che pure non può riferirsi all’anatomia o alla fisiologia ma alla psicologia che da
quelle è orientata.
177 S. de Beauvoir, Il secondo sesso, Il Saggiatore, Milano 1999 (1949).
178 Formula di Silvio Destro, comunicazione personale.
179 H. Fisher, La mente della donna - I talenti naturali delle donne che stanno cambiando il
mondo, Red Edizioni, Novara 2003, già edito da Lyra Libri nel 2000 con il titolo Il primo
sesso.
180 A. Fouque, I sessi sono due, op. cit., p. 81.
181 Nell’ordine: “L’Espresso”, n. 36/1999; “Corriere della Salute”, 21.05.2000; A. Fouque, I
sessi sono due, op. cit., p. 175.
182 Cfr. nota n. 189.
183 La motivazione risiede nel fatto, banale, che una buona quota delle barzellette si riferisce
alla sfera sessuale e questo verrebbe percepito come indifferente solo dal 18,6 per cento
405
delle donne, come molestia dall’80 per cento ed in alcuni casi addirittura come violenza
sessuale (1,4 per cento), cfr. C. Ventimiglia, Donna delle mie brame, Franco Angeli, Milano
1992, p. 162, ricerca che fornisce dati secondo i quali le molestate rappresentano quote
che vanno dal 20 (Irlanda del Nord) all’84 per cento (Spagna e Usa) e dove la centralità insindacabile
del vissuto femminile è rivendicata come una conquista (pp. 15 e ss.).
184 “Corriere della Sera”, 17.01.1992, p. 7.
185 Benché oggi non si trovi un solo ex-sessantottino disposto a confessarlo, la gelosia era intesa
come espressione della cultura piccolo-borghese (“possesso esclusivo”) e come tale veniva
etichettato chiunque ne mostrasse i segni. La sua origine naturale era tabù; oggi quel
problema è svanito.
186 “Ogni maschio è addestrato allo stupro”, intervista di Gianni Riotta a Catharine MacKinnon,
“Corriere della Sera”, 17.01.1992, p. 7.
187 Dean Hamer del National Cancer Institut of Bethesda, intervista a Pablo Jauregui, “El
Mundo Salud”, 25.04.1999, p. 3.
188 A. Mucchi Faina, Il conformismo, Il Mulino, Bologna 1998, p. 23.
189 Così la femminista M. C. Pievatolo, Sul sesso delle costituzioni: uguaglianza giuridica e
differenza sessuale, pagine web personali (www.geocities.com /Athens /Delphi /4293),
maggio 2003.
190 D. Fortunato, Amore e potere, op. cit., p. 81, in parafrasi. Testualmente: “Le donne della
classe media del mondo occidentale hanno quasi vinto la loro battaglia, imponendo ai maschi
il loro modo di vivere l’amore”.
191 S. Keen, Nel ventre dell’eroe, Frassinelli, 1991, p. 89.
192 J. J. Bachofen, Il Matriarcato, Einaudi, Torino 1988 (1861).
193 D. Fortunato, Amore e potere, op. cit.
194 Ennio Caretto su “Io Donna” del 22.09.2001, p. 46, dove sottolinea che la vita delle mogli
dei militari è “la più difficile che possa capitare ad una donna fuori dai ghetti neri o ispanici”
in quanto, tra l’altro, “costrette a convivere con l’ipotesi di poter restare vedove”.
195 “La Repubblica”, 6/7 marzo 1988, p. 16. Articolo dal titolo No alla violenza, sciopero del
sesso.
196 “La Repubblica”, 26.10.2000, dove si informa che il 33% delle americane tra i 18 ed i 59
anni soffre di tale inappetenza. La psicoterapeuta M. R. Parsi commenta: “...è una forma di
ribellione a tutto ciò che le donne avvertono come uso/abuso del corpo”.
197 “Il Gazzettino”, 11.05.1999, prima pagina.
198 M. Mead, Sesso e temperamento, Il Saggiatore, Milano 1994 (1935), p. 65, dove il riferimento
va alla cultura Arapesh nella quale gli incontri erano tabù sin quando il bambino non
avesse incominciato a camminare.
199 A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena, op. cit., p. 609.
200 Si tratta di Vida Samazdaij ammessa al concorso ‘Miss Terra’ di Manila - Filippine, ANSA
24.10.2003.
201 Nel novembre del 2002 la manifestazione Miss Mondo si tenne in Nigeria e, anche in seguito
ad un articolo blasfemo di un giornale locale, scatenò gravissimi incidenti con oltre
cento morti. “Ancora una volta le donne sono vittime …()… di guerre scatenate dagli uomini
e consumate sulla loro pelle.” Alessandra Servidori, “Il Giornale di Vicenza”,
24.11.2002.
202 Sulla struttura relazionale (dipendenza maschile) della civetteria interessanti osservazioni
in G. Simmel in Saggi di cultura filosofica, Neri Pozza, Vicenza 1988, pp. 53-98.
203 L. Accati, Il mostro e la bella, Raffaello Cortina, Milano 1988, p. 259.
204 S. de Beauvoir, Il secondo sesso, op. cit., p. 430. Forse temendo di aver troppo caricato le
tinte l’autrice subito si corregge ricordando che “…lo sperma non è un escremento”, ivi, p.
431.
205 O. Weininger Sesso e carattere, Ed. Mediterranee, Roma 1992, (1903) pp. 382-385, 419 e
ss. “Nell’amplesso sta la massima degradazione della donna” p. 423.
206 Nell’ordine: lettera di un ‘gruppetto di amici’ alla rubrica Questioni di cuore di Natalia
Aspesi, “Il Venerdì” de “La Repubblica”, 5.12.2003, p. 197; glosse di Marcello Menna a
406
diversi articoli di stampa del giugno 2002. Comunicazione personale.
207 P. Bruckner, La tentación de la inocencia, op. cit., p. 176.
208 Angela Giuffrida, “Il Gazzettino”, 27.06.2001, p. 25.
209 Soluzione adottata dal Comune di Porto S. Elpidio (AP) nell’ottobre del 2001.
210 Comunicazione di Marcello Menna. Campagna diffusa anche sui media, vedi “La Voce del
Popolo”, Brescia, 15.03.2002, p. 9.
211 Un’indagine mondiale sulla sessualità (Global studies on sexual attitudes and behaviours)
rivela una quota del 35% di maschi insoddisfatti. “La Repubblica”, 8.12.2002, p. 26.
212 Ricerca di “Help me”, gruppo di sessuologi e terapeuti milanesi, “Il Gazzettino”,
25.06.2001, p. 5.
213 “Il Gazzettino”, 27.10.2002, p.7.
214 La concezione di quello femminile come del genere erotico è universale. Per una sintetica
ricapitolazione di questo pregiudizio antimaschile può giovare F. Alberoni, L’erotismo,
Garzanti, Milano 1998. Tralasciando gli Antichi, dai più disparati versanti si confrontino:
C. Türke, Sesso e Spirito, Il Saggiatore, Milano 1995; A. W. Watts, Uomo, donna e natura,
Bompiani, Milano 1997 e ancora J. Evola, Metafisica del sesso, Ed. Mediterranee, Roma
1969 (1958) nonché (si parva licet) il best-seller di J. Cray, Marte e Venere si corteggiano,
Corbaccio, Milano 1999.
215 F. Alberoni, L’erotismo, op. cit., pp. 23, 62-64 e altrove.
216 La legge svedese del dicembre 1999 punisce il cliente con il carcere da sei mesi ad un anno.
Nessuna sanzione è prevista per la donna quale che sia il suo comportamento.
217 W. Farrell, Perché gli uomini sono come sono, Frassinelli 1998, pag. 233.
218 “La Repubblica”, 9.02.1999 e 01.11.2003 pag. 12.
219 La tennista boemo-americana è Martina Navratilova. Il fatto risale alla metà degli anni Novanta.
220 L’art. 570 del Codice Penale: “Violazione degli obblighi di assistenza familiare” prevede la
reclusione sino ad un anno. L’ex calciatore del Torino Calcio, Pietro Mariani, è stato però
condannato ad un anno e cinque mesi e arrestato. Non è dato sapere su quale combinato di
legge si sia fondata questa più grave condanna. Fonte ANSA - Rieti, 05.06.2003.
221 A. Mitscherlich, Verso una società senza padre, Feltrinelli, Milano 1977.
222 A titolo di esempio si veda H. Küng, Cristianesimo - Essenza e storia, Rizzoli, Milano
1999, pp. 89, 128, 161, 431, 438, 451, 598, 601 e altrove.
223 “Missionari Saveriani”, aprile 2001, p. 6, mentre Carla Lonzi afferma: “La specie
dell’uomo si è espressa uccidendo, la specie della donna si è espressa lavorando e proteggendo
la vita”, in Sputiamo su Hegel, Rivolta Femminile, Milano 1974, p. 50.
224 Fanno cambiar sesso anche a Dio, intervento di p. Claudio Sorgi, su “Oggi” in un numero
dell’estate del 1994. Possiedo il ritaglio senza data.
225 Nell’ordine: “Padre con cuore di Madre”, affermazione di p. Arnaldo De Vidi, “Missionari
Saveriani”, Gennaio 2001, p. 3. Le espressioni ‘nuova transessualità spirituale’ e la precedente
‘teologia della compiacenza’ sono di Cesare Brivio. Dello stesso è la documentazione
fornitami sulla figura della “Crista” che fa mostra di sé in un gruppo bronzeo nella Basilica
Superiore di S. Francesco ad Assisi.
226 Il necessario e previo consenso della Vergine si fonda su Lc 1,38, la violazione della sua
volontà su Mt 1,18 e Lc 1,31.
227 Paradiso XXX, 4-6: “Tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì che il suo fattore / non
disdegnò di farsi sua fattura”.
228 Non è questa la sede per approfondire la tematica, le osservazioni presentate vanno intese
come mera registrazione della gravità di questo attacco al cuore del sistema simbolico occidentale.
Non ha alcuna relazione con tutto questo l’osservazione che sono ben esistite religioni
nelle quali accanto al Dio maschile figuravano altrettante Dee o altre ancora nelle
quali all’apice del mondo Celeste vi erano figure femminili perché qui è in questione, ed in
ballo, l’intimo equilibrio dell’universo simbolico di una Civiltà.
229 Le quote riportate si riferiscono alle assegnazioni decretate in sede di sentenza di divorzio e
non all’atto della separazione dove sono rispettivamente 86,7 - 8,0 - 4,6 per cento (con il
407
residuo dello 0,7 ad altre soluzioni). Separazioni e divorzi ammontano complessivamente a
110.000 l’anno, contro 270.000 matrimoni ca. e ne rappresentano dunque il 40%. ca. Il
Nord ha un tasso che è quasi doppio del Sud e si avvicina al 50%. In cifre assolute 109.542
separazioni e divorzi per 276.960 matrimoni con una crescita media annua del 5,4% (1995-
2000). Dati Istat 2000 - Servizio Giustizia a cura di Annamaria Urbano con alcune mie elaborazioni.
Altre fonti (“La Repubblica”, 07.11.2002, p. 24, su dati Istat) fanno scendere il
numero dei matrimoni a 261.000 e quello delle rotture di coppia a 107.542 nel 2001. Cifre
recentemente riportate dalla stampa (“Avvenire” del 30.11.2003) riferiscono di 70 mila separazioni
e 50 mila divorzi ma si tratta di dati disomogenei che mettono insieme le separazioni
omologate e giudiziali con le domande di divorzio. Riferito alle sole ‘domande’ le cifre
sono: separazioni 99.640, divorzi 48.451 nel 2000. Stessa fonte.
230 Cfr. nota precedente.
231 Somma di tutti i casi dall’introduzione del divorzio nel 1970. Da quell’anno al 2000 le
coppie frantumatesi (separazioni & divorzi) sono state circa due milioni ed hanno coinvolto
figli minori nella proporzione del 60% dei casi (62,3% nel 2000 ) perciò il dato indicato è
errato per difetto; nella riduzione operata entrano altre considerazioni che tralascio. Fonte
Istat - Rapporto sull’Italia 1999, Il Mulino, Bologna 1999, pp. 85 e ss., con mie integrazioni
e G. Maggioni in M. Barbagli e C. Saraceno, Lo stato delle famiglie in Italia, op. cit., pp.
232-247.
232 Provvedimento n. 13919/18037 del 12.12.2001. Comunicazione di Paolo Pace - Ancoragenitori
- Roma, del 17.01.2002.
233 M. Barbagli e C. Saraceno, Separarsi in Italia, op. cit., p. 171.
234 M. Barbagli e C. Saraceno, ivi, pp. 135-136.
235 Affetto da sclerosi multipla giudicato abile al lavoro, in grado di trovarsi altra abitazione e
di garantire il mantenimento ma non idoneo all’affido congiunto. Sentenza del Tribunale di
Catania del giugno 2003. Caso segnalato dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (da
www.alfemminile.com), 05.07.2003.
236 F. Scaparro, Talis pater, Rizzoli, Milano 1998, p. 15.
237 Nell’ordine: F. Scaparro, ivi, p. 3; F. La Cecla, Modi bruschi, Bruno Mondadori, Milano,
pp. 37, 41 e altrove.
238 P. Lauster, I 7 errori maschili, Edizioni GB, Padova 1997, p. 7.
239 F. Scaparro, Talis pater, op. cit, p. 29.
240 P. Lauster, I 7 errori maschili, op. cit.
241 L. Zoja, Il gesto di Ettore, Bollati-Boringhieri, Torino 2000, pp. 287-298.
242 P. J. Cordes, L’eclissi del padre, un grido, Marietti, Genova-Milano 2002. Egli prende
spunto da un saggio della femminista Susan Faludi, Bastonati!, Lyra Libri, Como 2000.
243 Da una recensione di Cesare Brivio, novembre 2002.
244 C. Risé, Il padre - L’assente inaccettabile, S. Paolo, Torino 2003. Il volume, agile ed equilibrato,
traccia un quadro completo della gravità della situazione offrendo anche una buona
serie di riferimenti statistici.
245 E. Monik, Il maschio ferito, Red Edizioni, Como 1993, p. 10.
246 Come non si trattenne dal fare il sindacato medico ANAAO in un suo manifesto esposto,
tra l’altro, presso l’Ospedale Regionale di Udine nell’agosto del 1999. Testimonianza personale.
247 V. Held, Etica femminista, op. cit., p. 163.
248 Nell’ordine: E. Monik, Phallos, Red Edizioni, Como 1989, p.17; C. Risé Maschio amante
felice, Frassinelli, 1998, p. 32 ed Essere uomini - La virilità in un mondo femminilizzato,
Red Edizioni, Como 2000.
249 F. Héritier, Maschile e Femminile - Il pensiero della differenza, Laterza, Bari 2000 (1996),
p. 203.
250 La formula, oggi invasiva, è stata coniata nel 1975 da Karen McCrow, allora presidente del
Now (National Organization of Women) massima associazione femminista Usa.
251 Al guado del Rombirivo, ultimo ostacolo verso Gran Burrone, Frodo viene salvato dall’elfo
Glorfindel ma nella versione cinematografica si è sentito il bisogno di sostituirlo con una
408
eroina (la principessa Arwen).
252 Affermazione del Ministro della Difesa A. Martino riferita alle marinaie e alle pilote(sse).
Vedi, tra gli altri quotidiani, “La Repubblica”, 07.11.2003, p. 28.
253 F. Héritier, Maschile e femminile, op. cit., p. 203.
254 E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, op. cit., p. 138.
255 Armando Ermini, contributo al forum Maschiselvatici, 21.11.2002.
256 C. Risé, Essere uomini - La virilità in un mondo femminilizzato, op. cit.
257 “La scomparsa degli animali è un fatto di una gravità senza precedenti. Il loro carnefice ha
invaso il paesaggio; non c’è posto che per lui. L’orrore di vedere un uomo là dove si poteva
contemplare un cavallo.” E. M. Cioran, Il funesto demiurgo, Adelphi, Milano 1986 (1969)
p. 124.
258 A. C. de Tocqueville, Democrazia in America, Rizzoli, Milano 1992 (1835).
259 Percorso esperienziale volto al recupero delle forze istintuali contro la società delle buone
maniere e le manifestazioni sociali della potenza della Grande Madre. In Italia il movimento
fa riferimento al lavoro di Claudio Risé ed in particolare al suo saggio Il Maschio Selvatico,
Red Edizioni, Como 1991. Per un avvicinamento si veda pure il ricchissimo sito
www.maschiselvatici.it. Negli Usa analoghe esperienze furono fecondate da Robert Bly
con il suo Iron John - A book about men, trad. it. Per diventare uomini, Mondadori, Milano
1992.
260 “La Repubblica”, 15.04.03, p. 26.
261 D. Fortunato, Amore e potere, op. cit.
262 “L’Espresso”, 31.01.2002, Il caso Ritalin e “Il Manifesto”, 3.09.2002.
263 M. Cavallieri e M. Lodoli, “La Repubblica”, 9.01.03, p. 24. L’apprendistato all’ubbidienza
ed alla sottomissione derivante dalla precoce convivenza è rivendicato da Terry O’Neill,
portavoce nel NOW in “D - La Repubblica delle donne”, 01.11.2003, p. 56.
264 Quest’affermazione di J. A. Schumpeter risale al 1942 (in Capitalism, Socialism, Democracy,
Allen & Unwin - London; trad. it. Capitalismo, Socialismo, Democrazia, Etas Libri,
Milano 1967), cfr. P. Melograni, La modernità e i suoi nemici, op. cit., p. 171.
265 Nell’ordine: E. Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 1973 e V.
Andreoli, Dalla parte dei bambini, Rizzoli, Milano 2002.
266 Cinese standard o di Pechino, lo stesso vale per i sinonimi ‘chì-zi’, ‘ér’ e ‘yá’.
267 V. Held, Etica femminista, op. cit., p. 163.
268 R. W. Connell, Maschilità, Feltrinelli, Milano 1996.
269 T. De Mauro Il Dizionario della lingua italiana per il 3° Millennio - Paravia, 2000.
270 R. Zubaty, Surviving the feminization of America, gentilmente trasmessomi in versione ebook
dall’autore nella nuova edizione dal titolo What men know that women don’t Virtualbook.
com & Zubaty Publishing, College Station - Kaunakakai 2001.
271 Insieme delle proposizioni con cui l’attore sociale si descrive e viene descritto, per l’una,
insieme dei comportamenti socialmente attesi, per l’altro.
272 Intervista di Paola Zanuttini, “Il Venerdì” de “La Repubblica”, 27.06.2002, p. 34.
273 E. Neumann, La grande madre, op. cit, p. 119.
274 “Il perdono sancisce una drammatica differenza di potere tra creditore e debitore …()… in
realtà il debito cresce”, M. Miceli in C. Castelfranchi ed altri, Sensi di colpa, op. cit., p.
168.
275 Cfr. D. Hill, Il futuro del maschio, Garzanti, Milano 1999.
276 Curzio Maltese su “Il Venerdì” de “La Repubblica”, 26.08.1998, p. 48.
277 E. Morin, Autocritica, Moretti & Vitali, Bergamo 1991 (1970).
278 “L’Espresso”, n. 36/1999.
279 Sotto lo pseudonimo di ‘Galarico il Barbaro’ vedi www.criad.unibo/galarico, 2000-03.
280 P. Bruckner, La tentación de la inocencia, op. cit., p. 149.
281 “…genitore il cui genitore non era un esempio da seguire”, Maria Stella Conte, “La Repubblica”,
1.11.2003, p. 12.
282 E’ questo uno dei concetti centrali espressi da P. Bourdieu ne Il dominio maschile, Feltrinelli,
Milano 1988 .
409
283 A. Adler, Cos’è la psicologia individuale, op. cit., p. 43.
284 Il concetto di ‘doppio legame’ è dovuto a Gregory Bateson. Si tratta di un rapporto fondato
sulla contraddittorietà dei segnali che pone il colpito in un dilemma dal quale non può uscire.
Ne stanno alla base l’importanza della relazione e l’impossibilità di chiedere conto al
manipolatore dell’incompatibilità delle sue richieste/giudizi. Cfr. G. Bateson, Verso
un’ecologia della mente, Adelphi, Milano 1976, in particolare pp. 244-274 e 293-338;
Mente e natura, Adelphi, Milano 1984, passim; Una sacra unità Adelphi, Milano 1997, in
particolare pp. 240-245 e 302-314. La prospettiva fu ripresa da P. Watzlawick e dalla scuola
di Palo Alto; cfr. Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio-Ubaldini, Roma
1971. In Italia il dr. Gaetano Giordano (CSSAM - Roma) è forse il primo ad aver individuato
in questo nodo la dinamica che presiede al rapporto tra i sessi in Occidente. Integrano
la comprensione di questa acquisizione il pensiero di E. Morin sui processi ricorsivi inerenti
ai sistemi conoscenti e quello di M. R. Maturana e F. J. Varela sull’autopoiesi delle forme
viventi.
285 W. Farrell, Perché gli uomini sono come sono, op. cit., p. 5.
286 Natalia Aspesi, “Il Venerdì” de “La Repubblica”, 05.12.2003, p. 197.
287 ‘Incantesimo rosa’ è locuzione di Renato Dragonetti, comunicazione personale.
288 E. M. Cioran, Sillogismi dell’amarezza, Adelphi, Milano 1993 (1952), p. 98.
289 Fatto accaduto al Senato nei primi giorni di ottobre del 2003 quando un gruppo bipartisan
di deputate si presentò con la scritta: “Nessuna legge contro il corpo delle donne” sulle Tshirt
contestando la legge sulla fecondazione artificiale (poi approvata).
290 Cultura reazionaria, nazionalismo e Futurismo portarono al parossismo lo stereotipo del
maschio bruto, vile e sanguinario, icona cui il Fascismo in quanto tale aggiunse ben poco e
che il femminismo avrebbe fatta propria incondizionatamente: “…abbiano il coraggio di
essere bestiali, brutali, barbari…”, da Maschilità di G. Papini del 1917 ne L’immagine
dell’uomo, lo stereotipo maschile nell’epoca moderna di G. L. Mosse, Einaudi, Torino
1997, p. 207.
291 E. Morin, Autocritica, op. cit., p. 99.
292 “La Repubblica”, 20.03.2003, p. 49. La quarta conferenza mondiale delle donne si tenne a
Pechino dal 4 al 15 settembre del 1995.
293 Di declino e di virtuale inutilità della figura paterna nonché di incapacità maschile a svolgere
quel ruolo parlò l’on. Franco Grillini (DS), esponente del movimento omo, in un suo
intervento contro l’ipotesi dell’affido condiviso a suo tempo in discussione alla Camera.
Dalle cronache parlamentari. Commissione Giustizia, seduta del 10.7.2002.
294 J. Stoltenberg, The end of manhood, Replica Books, 1998. Dello stesso autore anche Refusing
to be a man - essays on sex and justice, Meridian Books, 1995, titolo che simula una
provocazione ed invece è una maschera trasparente.
295 Mirella Izzo presidente dell’Associazione Trangender Crisalide - Azione Trans di Genova
(www.crisalide _azionetrans /editoriale32.html, on line nel dicembre 2003).
296 N. Machiavelli, Il Principe, XVIII, 3.
297 C. Lonzi, Sputiamo su Hegel, op. cit., p. 20.
298 Vendita sottocosto, formula di Massimiliano Fiorin. Dalla mailinglist ‘Uomini3000’, dicembre
2003.
299 La tecnologia lo permette ma l’orientamento giurisprudenziale non consente l’accertamento
sistematico in quanto violerebbe la privacy della donna e sarebbe dirompente sul piano sociale
(dal 10 al 15% dei figli avrebbe un padre diverso da quello legale). Cfr. S. Rodotà e
altri su “La Stampa” 30.11.2003, p. 13 - “Cronache”.
300 La cavalleria è rinvenibile in natura solamente all’interno di una data specie e tra i seguenti
componenti: maschi vs. femmine e piccoli, femmine vs. piccoli. Esistono poi forme di cavalleria
verso gli individui ammalati e/o feriti (cfr. F. de Waal, Naturalmente buoni, op.
cit., p. 62). La funzione di questa acquisizione filogenetica (peraltro raramente perfetta) è
palese.
301 Mt 6,3.
302 In parafrasi Il Principe, XIX, 12. Testuale: “E qui si debbe notare che l’odio s’acquista così
410
mediante le buone opere, come le triste”. Osserva Cesare Brivio (comunicazione personale
dell’agosto 2002) che questa condanna radicale della storia non nasce, come si potrebbe
credere, dalla considerazione che tutto ciò che accadde fu male, che il Tutto fu un universale
delitto ma dal fatto che una storia vi fu, che vi fu qualcosa anziché il nulla. Le implicazioni
di una simile intuizione non possono però essere esaminate in queste pagine.
303 E. Gianini Belotti, Prima le donne e i bambini, op. cit.
304 N. Machiavelli, Il Principe, XVIII, 1.
305 In questo quadro andranno individuate le forme specifiche del potere femminile e dei suoi
abusi. Qui troveranno definizione, tra gli altri, i concetti di ‘stupro bianco’ e di ‘grudging’
(lesina invidiosa) che non è possibile analizzare in queste pagine.
306 S. de Beauvoir, Il secondo sesso, op. cit., p. 831.
307 Sandro Desantis, dalla mailinglist ‘Uomini’ - PDU, maggio 2003.
308 L’espressione ‘Nuova Alleanza’, in quanto riferita al futuro del rapporto tra i sessi, è di
Giacinto Lombardi.

Ringraziamenti

Questo lavoro non sarebbe mai finito sulla carta se alcuni uomini non mi avessero sollecitato a porvi termine e a pubblicarlo. Hanno in tal modo lodato il vino prima di degustarlo, feconda lusinga che mi ha confortato e sostenuto in una fatica non trascurabile.
Prima di tutti ringrazio quei Grandi del passato che hanno illuminato con limpide (e amare) verità la dimensione umana, i più volte nominati Innominabili, altrettanti fari antinebbia, radar indispensabili per navigare nella foschia delle illusioni, nella nuvola dei miraggi.
Alla loro lucidità devo un’illuminazione terrena, lo spazio aperto da quell’appassionato disincanto che ha vigilato su questo lavoro come veglia sulla mia vita. La nostra gratitudine li rende immortali.
Sono in debito di riconoscenza poi con tutti coloro che nel passato e nel presente, in modi e forme diverse, talvolta a loro stessa insaputa, con la loro variegata presenza mi hanno confortato nella scelta scandalosa di occuparmi di questa parte del mondo. Tra i primissimi, e nell’ordine, Andrea Dal Santo, José Loureiro, John Letherman, Marco Faraci, Riccardo Burgio, Giuseppe Albertini e Rich Zubaty.
Con i temerari che hanno fondato con me l’associazione Uomini3000, Luigi e Massimo Pinazza ed Ermes Viel e coloro che (emuli di quelli) ne hanno raccolto, con diversa condivisione, il messaggio e il progetto e che hanno contribuito a questa prima pubblicazione. Tra gli altri, di nuovo Giuseppe Albertini e poi Guglielmo Alessio, Andrea Annibali, Gianni J. H. Ardini, Bruno Arduino, Andrea Bianchi, Francesco Bodini, Angelo Caro, Alfredo Cellich, Edoardo Cicchinelli, Fabio Conti, Lelio Dalconzo, Silvio Destro, Andrea Donini, Renato Dragonetti, Riccardo Esposito, Alberto Ferroni, Massimiliano Fiorin, Giovanni Frigo, Davide Gaeta, Gino Giampriamo, Francesco Gringeri, Matthaus Huber, Giacinto Lombardi, Dante Mancini, Francesco Mastrocinque, Federico Medici, Roberto Micarelli, Luigi Molena, Marco Proietti, Lorenzo Raveggi, Antonio Savi, Emanuele Terrasi, Andrea Toro, Sergio Valentini, Dario Venturi, Fabrizio Viola e Carlo Zijno.
Con gli uomini del primo nucleo dei Maschiselvatici che mi accolsero sopportando le mie divagazioni; tra gli altri, Cesare Brivio, Gabriele De Ritis, Michele De Toma, Armando Ermini, Paolo Ferliga, Paolo Marcon, Marcello Menna, Guido Moretti, Eugenio Pelizzari, Marcello Mauro Pelizzari, Renato Poli, Vittorio Restani, Claudio Risé, Roberto Romano, Maurizio Scaglia, Walter Spiller, Massimo Vagnarelli, Marcello Vanni, Rinaldo Vargas e Guido Venturini.
Con altri pionieri di pensieri trasgressivi quali Sandro Desantis, Mauro Fabris, Gianluca Rossi, Stefano Sabatini, Fabio Tasca e Luciano Zanello.
Grazie anche a coloro che, in disaccordo con me, mi hanno stimolato a considerarne le posizioni, tra i quali Beppino Di Puccio, Sandro Fogli, Gianni Orsini e Guido Piangatello.
Grazie a Piero Olivieri e a Paolo Pace di Ancoragenitori e al dr. Gaetano Giordano dello CSSAM di Roma e poi a Luca Bravi e a Leandro Iacobucci di Men Pride, Rimini.
Ringrazio anche coloro dei quali conosco il solo nick quali Alexlud, Almass90, Amavita, AManzocco, Blade333k, Beneleo2, Buddy83, cUncino, Dlorenzini, Egebbys, Rob2_2000, Siciliapa, Vama112, Zerocappa e Zimmermann.
A tutti costoro, e ad altri, devo il conforto dell’amicizia e della stima che mi accompagnano da anni in questa grande avventura della mente e del cuore. Devo una grande quantità di informazioni e di notizie, di indicazioni e di suggerimenti, di spunti e di ispirazioni. Devo un arricchimento intellettuale e morale che non può essere quantificato.
Ringrazio di nuovo il cortese Paolo Marcon che mi ha direttamente appoggiato nel lavoro e che ha ripercorso più volte le bozze suggerendomi senza indulgenze le parti da recidere. Ringrazio Pia Arboit che ha rivisto parte del testo con generosa attenzione e che spesso ha dialogato con me in questi anni con lucidità e partecipazione.
Dulcis in fundo - ed è davvero così - un grazie senza misura a Patrizia, compagna della mia vita, il cui contributo è stato profondo e decisivo. Per l’attenzione riposta nella molteplice rilettura del testo, per i suggerimenti e le indicazioni, per le osservazioni psicologiche e i rimandi bibliografici. Per la quotidiana conversazione su cause e conseguenze, motivi e risvolti dei fatti straordinari cui stiamo assistendo.
Per tutto questo ma soprattutto per la condivisione delle ragioni che mi hanno mosso verso il continente degli uomini, per aver alimentato senza riserve il flusso vitale con l’Altra metà della Terra in un rapporto limpido e felice senza il quale il cuore si ammala e le labbra, impastate, balbettano.
Attraverso donne come lei la luminosa Atena continua a votare a salvaguardia della coscienza.

4.4.7 E’ giunta l’ora

Non si diventa padroni della propria vita sin quando non si narra da sé la propria esperienza ed è giunta l’ora nella quale gli uomini, superato lo sconcerto dell’ultimo disincanto, prendano in mano con fierezza la loro più intima verità che non si radica su sogni di visionari o su vane speranze ma sui fondamenti stessi della vita. La biosfera è sessualizzata perché la vita ha scelto di scindersi sin dai primordi e in questa antica e immortale verità gli uomini troveranno sovrabbondanti ragioni ed energie per riconquistare il loro posto nel mondo. Via dunque da ogni confessione, da ogni pentimento e da ogni riconoscimento perché quella è la sola verità che deve essere ammessa. O forse no, forse un ultimo riconoscimento è ancora necessario, è giunta l’ora di riconoscere che anche gli uomini nascono innocenti.

4.4.6 Nuova Alleanza

Le crepe di quel grande edificio che è la vita in comune dei due e le sfilacciature di quel tessuto che forma la rete del mondo non possono essere rinsaldate e rammendate nei termini del passato giacché per entrambi quel che sta accadendo è destinato ad entrare nel bagaglio delle esperienze indimenticabili. Questo non può però significare l’eterna memoria dei torti veri e presunti, dei mali reali ed immaginari che si sono vicendevolmente inflitti ma un’esperienza di maturazione che ha portato ad una più profonda reciproca conoscenza. Scriveva Nietzsche, prefigurando un mutamento epocale, che l’evoluzione futura dell’umanità è ormai affidata al conflitto tra i sessi, uno scenario al tempo stesso inquietante ed affascinante. Quel che è sotto i nostri occhi sembra dargli ragione dal momento che entrambi stanno salendo verso un più alto livello di coscienza, una nuova pagina di disincanto, certamente, ma anche di maggiore intelligenza del mondo.

Femmine e maschi non hanno però esaurito le potenzialità della loro relazione e non hanno prosciugato le reciproche fonti di gioia e di speranza, davvero non sta scritto da nessuna parte che sappiamo farsi solamente del male. La pace tra i sessi è un confine tra le possibilità e i bisogni dell’uno e quelli dell’Altra, è la frontiera tra due verità e sboccerà quando entrambi i racconti saranno ascoltati e creduti.

Una Nuova Alleanza è dunque possibile e il suo fondamento è il reciproco riconoscimento dell’innegabile verità della diversa esperienza.i Questa è la speranza delle generazioni future, dei nostri figli e delle nostre figlie che si aspettano di essere amati e stimati, di amare e di stimare ad onta di tutte le sofferenze che non smetteranno di scambiarsi e di tutti gli stupori che non cesseranno di regalarsi. 

i L’espressione ‘Nuova Alleanza’, in quanto riferita al futuro del rapporto tra i sessi, è di Giacinto Lombardi.

4.4.5 Rondini e cavalli

Uomini e donne condividono molti bisogni e molti valori ma al tempo stesso sono profondamente divisi su altri. Rondini e cavalli hanno entrambi bisogno di aria e di acqua limpide ma è anche vero che la rondine possiede le ali e per essa il cielo è un valore, il cavallo invece gli zoccoli e il suo valore è la prateria; chiedersi quale dei due sia “superiore” appartiene alla logica del femminismo. Queste due forme viventi hanno ognuna un diverso bene e un diverso male, sperimentano il mondo in modi diversi, assaggiano differenti spicchi di vita, ognuna ha il suo racconto perché ciascuna ha la sua esperienza. La rondine ama le mosche, il cavallo le odia. I racconti devono essere diversi perché diverso è il rapporto con il cosmo. Ma un giorno la rondine diventò ragionevole e incominciò a dubitare di sé, a chiedersi se davvero fosse necessario continuare a volare, se non si potesse vivere a terra, come il cavallo o in gabbia come i canarini. Perché librarsi in tre dimensioni quando l’altro è felice galoppando su due? Perché garrire di felicità quando si potrebbe mostrare buon gusto tacendo? 

L’autodescrizione degli uomini, di quel che furono, sono e saranno, è oggi una miscela predisposta da altri secondo la quale essi si troverebbero al giro di boa, sulla soglia tra quel che non devono più essere e quel che   si spera – diventeranno. Con ciò viene svuotato di valore quel che effettivamente sono, sentono e vogliono qui ed ora. Il loro presente non ha più valore ma è come un oscuro impasto di eredità di un passato da cancellare e di un futuro “altro” da costruire e così la loro contingenza, quel che sono e provano, non esiste, ma il presente è il solo segmento di vita che possediamo perché siamo qui per una volta sola e quindi per sempre. La contingenza e la relatività del nostro essere ci impongono di difendere la sola frazione di esistenza che il Dio dei credenti e il Caso dei dubitanti ci hanno regalato. La perdita del presente è la perdita di noi stessi per questo il giorno della rinascenza sarà quello nel quale le rondini non si vergogneranno più di volare.

4.4.4 Età del Gioco

“La loro inutilità li renderà liberi” annuncia Sandro Desantis, verità che illumina davanti agli uomini la vasta prateria del possibile.i Essere inutili, nel senso di inutili per l’Altra, significa anche essere privi di responsabilità e di oneri nei suoi confronti. Una volta raggiunta quella condizione nella quale le donne possono garantirsi autonomamente i mezzi di sussistenza e la riproduzione asessuata, si apre l’era della fine dei doveri per gli uomini che vengono così a trovarsi nella condizione privilegiata di poter scegliere nella vita tra diverse opzioni senza tener conto dei bisogni di Lei. Realizzare i propri sogni diventa possibile solo quando i vincoli si sciolgono, quando i lacci che limitano e circoscrivono le scelte si allentano. Così tutte quelle attività, tutta quell’immensa opera di costruzione e creazione cui gli uomini si sono dedicati da sempre e che sin qui fu una necessità, diventa ora una grandiosa facoltà e può essere vissuta non più come un vincolo ma come una opportunità, un modo per esprimere liberamente le proprie potenzialità. Le scelte di vita, professionali e non, potranno essere modificate con ben maggiore libertà di quanto sin qui accaduto perché gli uomini non avranno da pensare che a se stessi. E’ vero che oggi la pressione economica su di essi è pari e persino maggiore a quella del passato ed è destinata a diventare sempre più pesante nel prossimo futuro, ma questo deriva dal fatto che essi continuano ad impostare la loro relazione con l’Altra nei termini tradizionali e si trovano in tal modo nella necessità di incrementare il reddito per far fronte agli oneri che derivano dalla relazione. E’ poi vero che il progressivo aumento del numero delle donne che guadagnano più degli uomini impone a questi una rincorsa all’incremento del reddito nel tentativo di mantenersi in una condizione che non li escluda dal possibile rapporto con esse (giacché più grande è il numero delle donne ricche e più grande è quello degli uomini soli), qui però stiamo guardando verso un futuro più lontano, quello che maturerà quando i maschi avranno preso coscienza del radicale mutamento avvenuto ed imposteranno la loro vita sulla base di queste nuove acquisizioni. 

Se giocare significa dedicarsi ad attività economicamente improduttive ma soddisfacenti, allora l’Età del Gioco sarà quella nella quale gli uomini affronteranno la vita e i suoi passaggi con lo spirito di coloro che investono energie per mantenersi - certo - ma anche per realizzarsi, senza assilli e senza angosce. Lavoreranno per se stessi, nella misura da essi scelta, liberi da quei ricatti che la necessità ha sin qui imposto loro di subire. Potranno buttar via la propria vita secondo le proprie scelte e l’intero scenario dell’esistenza maschile si aprirà verso un vasto orizzonte di possibilità prefigurando una libertà nuova ed entusiasmante. All’interno di quell’orizzonte elaboreranno il loro nuovo sistema di Senso in piena coscienza e senza illusioni, un’avventura della mente e del cuore quale mai si è presentata davanti ai loro occhi, una battaglia totalmente nuova per riconquistare quel che sempre ebbero prima di quest’epoca, la certezza del loro autonomo valore. 

Certo, non partiranno per questa guerra salutati dalle lacrime delle mogli e delle fidanzate, dallo sventolio dei cappelli dei reduci e con nel cuore la certezza di combattere per una causa giusta: no, questa volta l’obiettivo consiste precisamente nel conquistare il diritto di affermare che la causa è giusta. Svincolati da ogni ideologia, da ogni filosofia, da ogni dottrina che li renda strumenti di fini estranei alla loro autoaffermazione, combatteranno per la salvaguardia della maschilità nel mondo, cioè per se stessi. Non per Dio e per la Patria, per il Re e la Nazione, per la Giustizia e la Libertà, per i Padri e le Colline Nere: solamente per se stessi. Se da questo deriveranno vantaggi per il mondo, o almeno per l’Occidente nella forma di un riequilibrio delle forze e dei poteri capace di garantirne la durata, tanto meglio per tutti, ma non sarà questo il loro scopo perché non saranno più al servizio di alcuna causa che non sia quella della propria realizzazione. Tutto questo dovrà accadere prima che nel loro cuore si spenga l’ultimo slancio e che la loro anima si perda nel deserto del Niente.

i Sandro Desantis, dalla mailinglist ‘Uomini’ - PDU, maggio 2003.

4.4.3 Disincanto

In quanto vivi subiamo un gran numero di limitazioni e di vincoli mentre la sognata libertà non può che essere relativa perché molte dipendenze sono riducibili ma non eliminabili, tra queste figurano, per gli uomini, quella materna e quella sessuale. L’uso dei bisogni maschili da parte femminile e le costrizioni che ne derivano non possono essere eliminate alla radice e non vi è ragione per la quale le donne non debbano usare quei loro poteri, le armi strategiche, a proprio vantaggio in un rapporto ormai squilibrato. 

Alla luce di questo fatto gli uomini saranno indotti, e persino forzati, a ridisegnare la prospettiva di approccio all’altro Genere, il grado di coinvolgimento nei rapporti, il peso da assegnare alla relazione intersessuale nel corso della vita. Potrà anche accadere - e già qualcuno vede segnali in tal senso - che in numero crescente dirottino i propri interessi affettivi verso il loro stesso Genere. Nella relazione omosessuale entrambi i partner condividono lo stesso passato di Genere e nessuno dei due può usare la Galleria della Storia come strumento di colpevolizzazione dell’altro, non vi è motivo di coltivare delle riserve mentali e delle inconsce aspirazioni alla revanche. Per quanto questo tipo di relazione possa essere intesa ancor oggi come una deviazione o almeno come un surrogato, nondimeno la condivisione dei valori e la totale assenza di risentimento di Genere la pongono su un piano psico-affettivo per molti aspetti persino superiore. 

Qui le qualità e i successi dell’uno non possono essere intesi come prova del suo privilegio e costituire un capo d’accusa da parte dell’altro. Nella relazione omosessuale è esclusa la possibilità di usare il desiderio dell’altro come strumento di ricatto e di intimidazione in quanto qui veramente - per definizione - vale il principio della parità ormonale. Si tratta di una relazione senza secondi fini dove lo scambio affettivo ed erotico-sessuale è fine a se stesso e perciò la sua struttura garantisce quella libertà, quella sicurezza e quella pulizia morale che mancano nella relazione eterosessuale, stato di cose forse sorprendente ma consequenziale.
Ma la proiezione maschile verso le donne non verrà mai meno benché siano ormai intaccati l’ingenuo slancio dell’età romantica e il fiducioso affidamento ad un amore ormai denudato. Doloroso snebbiamento, amara caduta di un sogno attesa però e auspicata esplicitamente già mezzo secolo fa, frantumazione di un incanto che fu in realtà pagato dalle donne per secoli col “sangue e con la sventura”.i La presa di coscienza di un simile stato di cose non può non produrre amarezza giacché le situazioni che confondono sono quelle dalle quali non si vede via di uscita, ma la negazione di questa verità, per quanto tentazione irresistibile specie in età giovanile, non può provocare altro che delusioni ancora più grandi. Nessuno può essere accusato di non aver più bisogno di noi e a nessuno si può imputare il fatto che ogni nuova verità, ogni presa di coscienza sia un disincanto.

i S. de Beauvoir, Il secondo sesso, op. cit., p. 831.

4.4.2 Autosenso

Sta dunque davanti agli uomini la necessità di costruire un autonomo sistema di Senso, totalmente separato da quello che il femminismo sta imponendo   e di fatto ha già imposto   all’Occidente. La costruzione di questo universo di significati valori si fonderà sulle specificità originarie della maschilità, su quelle polarità che ne individuano i caratteri universali: creazione contro manutenzione, dono contro calcolo, realizzazione contro appagamento, coscienza contro incoscienza, responsabilità contro innocenza, rinuncia contro soddisfazione, frugalità contro consumo, Spirito contro Materia e tutte le altre qualificazioni della maschilità delle quali non abbiamo trattato ma che formano la struttura, se non del tutto nota e chiarita, certo intuita e sospettata del rapporto maschile con l’esistenza. Gli uomini sono diventati inutili, ma si tratta di una inutilità relativa nel senso che sono divenuti tali per le donne le quali però rappresentano solo la metà del mondo, l’altra è formata dagli uomini e non si è trovata ancora una ragione sulla cui base affermare che siano diventati inutili a se stessi.

Cosa potrà significare esser utili a se stessi? Femmine e maschi rappresentano due forme viventi che sin qui hanno interagito su ogni piano e dimensione ma i cui destini si sono divaricati nel momento in cui il legame che li teneva uniti, il reciproco paritario bisogno, si è spezzato. Ora, una forma vivente non deve rispondere a nessuno dell’utilità o inutilità del suo stare al mondo, non lo devono fare le donne, non lo devono gli uomini. La rondine non deve essere utile al cavallo né questo a quella per aver titolo di esistere. I valori del cavallo non sono quelli della rondine e nessuno dei due deve correlare quel che per lui è bello e buono a ciò che è buono e bello per l’altro. Essere utili a se stessi significa stare al mondo secondo la propria forma, nella realizzazione delle proprie possibilità e dei propri ideali, nella contemplazione di ciò che ai propri occhi appare bello, importante, significativo, nella creazione e rigenerazione dei propri valori, nella materializzazione dei propri sogni

4.4.1 Il racconto della rinascenza

Ci si chiede cosa possano fare gli uomini per aprire la stagione della rinascenza fondata su prospettive e valori diversi e, se del caso, opposti a quelli comandati dal vigente ordine morale. Poiché la forza è fondata sul Senso il loro compito consisterà nella costruzione creazione di quel grande racconto di salvezza da cui le generazioni future trarranno la volontà di vivere a prescindere dai e contro i valori dell’etica femminista. Quel racconto deve fornire agli uomini innocenza, onore, Senso e valore unendo il passato al futuro ed il “che fare” diventa allora l’elaborazione, la creazione di quel sistema e la sua presentazione agli uomini di oggi e a quelli che verranno. Non si tratta perciò di un ‘fare’ che coinvolga la materia, ma il piano simbolico e morale. Del resto il femminismo non ha ‘fatto’ nulla di materiale, non ha costruito, modificato o alterato alcunché di tangibile, è intervenuto nel campo dei valori attraverso la costruzione della sua GN che è il dipanarsi della Parola nella direzione utile al genere femminile occidentale. Con la Parola gli uomini sono stati distrutti e con la Parola rinasceranno. Essi devono dunque parlarsi e parlare, certo non nel senso inteso dal femminismo, e cioè confessando davanti alle donne le loro colpe, i loro limiti e le loro vergogne, strada già intrapresa da coloro che hanno ceduto sotto il peso della colpa e del disonore. 

Devono parlare a se stessi svelando anzitutto quale sia la causa del loro stesso silenzio e cioè la vergogna di difendersi, devono destrutturare e smantellare alla radice la GNF attraverso l’abbandono del pregiudizio secondo il quale essa avrebbe per oggetto la verità e accettare invece il fatto che contiene solamente verità utili ed è essa stessa una grande verità utile. Devono ammettere che l’amore è il nome occidentale del bisogno e che la fine del bisogno è la fine di un fraintendimento. Amaro disinganno, doloroso dissigillarsi degli occhi, ma al tempo stesso lucida verità, sereno disvelamento innescato proprio da quella parte del mondo che intenderebbe fondare la “Civiltà dell’Amore”. Devono apprendere ad individuare in tutto il sistema educativo ed informativo l’uso diretto ed indiretto della storia e della cronaca a fini di svalorizzazione della maschilità e la sistematica applicazione del ‘Principio di slealtà’ nella teoria come nella pratica. 

Indicazioni, queste, che non possono avere toni imperativi perché non si tratta di dire agli uomini cosa debbano o non debbano fare, ma di tracciare un possibile percorso di rinascita che intraprenderanno se e quando lo vorranno. Dovranno allora superare lo stadio della Cavalleria Ingenua e diventare Cavalieri Intelligenti e riconoscere che la descrizione che hanno sin qui dato delle loro esperienze non proviene dal profondo maschile, non è il racconto della loro verità ma la ripetizione (con qualche goffo aggiustamento) di quello imposto dal femminismo. Dovranno imparare ad ammettere di aver paura delle donne perché il loro potere è invisibile ed indeterminabile come invisibile e sin qui indeterminata è la forma, la profondità e l’estensione della loro violenza. Dovranno ammettere, dopo migliaia di anni, che la misandria esiste e propagandare quest’amara verità da sempre sospettata e da sempre rimossa e dovranno individuare nel quotidiano l’uso di quei quattro canestri nei quali viene gettata la loro esperienza e costruire una nuova scienza che si occupi della violenza femminile, che ne descriva le diverse forme ed assegni ad esse nuovi nomi, ne valuti l’estensione e la profondità, gli effetti prossimi e remoti nel passato e nel presente individuando in pari tempo i caratteri delle sofferenze patite sin dall’infanzia a causa della relazione con la prima metà del mondo, scrivendo per la prima volta gli articoli del codice penale rosa.i

Impareranno che come ogni offesa, oltraggio, maltrattamento, molestia e stupro sono tali secondo il sentire femminile allo stesso modo i mali da essi subiti sono tali se e quando li percepiscono e li definiscono in quel modo secondo il loro proprio sentire, apprenderanno così a definire la realtà negli stessi termini, sulla base degli stessi princìpi di autonoma determinazione con i quali è definita dalle donne e comprenderanno di essere sottoposti ad un regime giuridico diverso da quello cui quelle soggiacciono. Incominceranno ad offendersi ed a risentirsi, a denunciare sistematicamente, in ogni luogo e in ogni contesto il men-pushing di cui sono oggetto, superando il pudore, il rispetto umano e la paura di rompere amicizie e legami apprendendo dalle loro compagne alle quali - giustamente - è stato insegnato a non avere gli stessi scrupoli e le stesse attenzioni. Negheranno la verità che viene dall’esterno per riconoscere quella che sale dall’interno prendendo coscienza della strumentalità dell’intera GNF e delle sue verità e del gioco che viene praticato a loro danno attraverso l’evocazione di quell’effetto Titanic che impone ad essi di rischiare la vita a ogni grido di aiuto, di rispondere istintivamente con il cedimento al racconto autovittimizzante delle esperienze femminili. Impareranno a non attendersi ascolto, silenzio e comprensione, inconcepibili da parte di quel Genere che non ha più bisogno degli uomini e che perciò non può più accettare di correlare il proprio comportamento ai loro bisogni.

Converranno che è in atto un conflitto per determinare la forma che il mondo deve avere e quindi la definizione del vero e del falso, del bello e del brutto, del buono e del cattivo, del giusto e dell’ingiusto e con ciò il governo dei loro sentimenti e della loro anima. Dovranno riconoscere che la posta in gioco è l’ultima verità dell’esperienza maschile, il valore degli esseri umani senza utero, la qualificazione morale di questa metà della Terra. 

i In questo quadro andranno individuate le forme specifiche del potere femminile e dei suoi abusi. Qui troveranno definizione, tra gli altri, i concetti di ‘stupro bianco’ e di ‘grudging’ (lesina invidiosa) che non è possibile analizzare in queste pagine.

4.3b.5 Imparare ad offendersi

Chi parla agli uomini del male-bashing e del men-pushing li trova sempre sorpresi e stupiti, persino i misogini impenitenti manifestano la loro incredulità di fronte alla descrizione delle cose quale emerge dalle prime balbettanti analisi che alcuni uomini stanno conducendo sulla loro condizione. Tutti minimizzano, fingono nulla e sorridendo chiedono: “Ma che importanza hanno le contumelie femminili? Ve la prendete per una battuta? Vi risentite per una barzelletta?” lasciando intendere che chi se la prende per così poco deve avere la coda di paglia, deve avere i suoi bravi problemi (è senza sesso, omosessuale, impotente). Non si offendono perché se ne vergognano, perché facendolo si riconoscerebbero feribili e feriti dalle parole femminili e perciò dipendenti. La misandria, come abbiamo visto, è un concetto ignoto, la sua stessa possibile esistenza risulta inconcepibile e quelle stesse forme di dileggio che verrebbero denunciate come oltraggiose se rivolte alle donne passano del tutto inosservate quando hanno per oggetto gli uomini. Sui rotocalchi, sui quotidiani, nei film, in pubblicità e fuori di essa, talvolta persino sulle pareti degli uffici si possono vedere scene, fotogrammi e vignette nelle quali si canzona ciò che è riferibile al maschile.

Gli uomini non si offendono perché se ne vergognano ed è perciò necessario che imparino a farlo e che lo insegnino ai loro figli, applicando a se stessi ed al loro proprio Genere quei princìpi che sempre adottano nel guardare all’altro e che incomincino ad ammettere che quel che offenderebbe una donna deve offendere anche un uomo e che quell’indifferenza, quella loro ostentata “superiorità” non li innalza ma li abbassa.

Sin quando non incominceranno a risentirsi e non impareranno ad offendersi, il pestaggio morale, la pulizia etica antimaschile, non si arresterà.

4.3b.4 Cavalieri intelligenti

Tra i miei amici ve n’è uno il cui raffinato intelletto e la cui squisita sensibilità lo fanno spiccare sugli altri. Egli si rivolge alle donne con una finezza e una classe tali che varrebbe la pena nascere femmina non fosse altro che per essere destinatari dei suoi complimenti, la cui eleganza e la cui compostezza (anche quando sono birichini) incantano chiunque li ascolti. Un giorno, dopo aver ragionato con lui delle doti, delle qualità e delle capacità specifiche delle donne che si aggiungono alle loro persino eccessive attrattive ed esserci trovati d’accordo sull’impossibilità stessa di concepire un mondo privo del loro fascino, delle loro qualità e della loro complessiva bellezza, esterna ed interna, mi disse: “Vedi che ci troviamo d’accordo su tutto! E perché allora c’è chi gli sta facendo la guerra?!”. Quest’uomo, di impareggiabile cortesia nei confronti delle donne, sempre pronto a giustificare ogni sbavatura del loro comportamento, si vergogna al solo sentire che ci sono uomini che “hanno incominciato a muovere guerra alle donne”, è in questo modo infatti che questi Cavalieri ingenui percepiscono ogni azione diretta alla loro autodifesa. Benché non tutti gli uomini siano delicati come costui, resta pur sempre vero che è la vergogna la causa di quell’eterno tacere di fronte al triplice ‘pushing’. Uomini che odiano le donne non mancano, gente che disprezza il genere femminile ce n’è ma tanto questi (i cattivi) quanto quelli (i buoni) tutti sono paralizzati dalla vergogna di difendersi; gli uni perché vincolati dall’amore e gli altri in quanto preda dell’odio, tutti sentono come disonorevole il “prendere le armi contro le donne”. 

Ma mentre è impossibile che i misogini smettano di esser tali, con ciò restando per sempre incapaci di assumere la propria autodifesa, i Cavalieri possono invece uscire dal loro ingenuo incanto. Prospettiva provocatoria ed oltraggiosa che costoro rifiutano finanche di prendere in considerazione proprio in quanto tali ed ai cui occhi l’idea stessa appare riprovevole e disonorante. Il fatto è che la Cavalleria nasconde una presunzione il cui abbandono apre agli uomini la possibilità di trasformarsi da Cavalieri Ingenui, quali sono, in Cavalieri Intelligenti. Il Cavalierato maschile si fonda sulla presunzione che le donne siano deboli, incapaci di nuocere, impossibilitate a diventare maramalde; se invece gli uomini fossero convinti di questa possibilità diventerebbero molto più prudenti. 

Il femminismo denuncia come originata dalla presunzione della propria superiorità quella Cavalleria che gli uomini continuano a considerare fonte di onore benché da decenni venga dileggiata e vilipesa.i E’ vero che le donne ne hanno tratto e ne traggono immensi benefici e che il femminismo stesso senza di essa sarebbe morto sul nascere, nondimeno quella denuncia contiene una verità innegabile: solo chi si sente più forte dell’altro pratica la Cavalleria nei confronti di quest’ultimo. Ora, non si può pretendere che un Cavaliere smetta veramente di esser tale, che gli uomini occidentali gettino via questo gioiello, quel che debbono fare è conservare questa ricchezza in silenzio per trasmetterla alle generazioni che verranno, ma trasformarsi al tempo stesso da Cavalieri Ingenui in Cavalieri Intelligenti, quelli che sanno che dall’altra parte non può venire alcuna Cavalleria. Devono riconoscere, disincantati, che quelle creature “…hanno fatto gran cose che della fede hanno tenuto poco conto, e che hanno saputo con l’astuzia aggirare e’ cervelli degli uomini; e alla fine hanno superato quelli che si sono fondati in sulla lealtà”.ii L’età del Cavalierato ingenuo è dunque finita, conclusione amara che quell’uomo, prigioniero del suo cuore cortese, non accetterà mai, perciò la potenza del femminismo continuerà ad espandersi e lo farà in forza di quel valore che pur tanto disprezza e di cui vuole la scomparsa dal mondo, giacché si è sempre portati ad odiare ciò che non si capisce e di cui non si è all’altezza.

i E. Gianini Belotti, Prima le donne e i bambini, op. cit.
ii N. Machiavelli, Il Principe, XVIII, 1.

4.3b.3 Il vero errore del femminismo

Lo sganciamento emotivo non è in realtà una necessità nuova, tutte le culture del mondo hanno infatti previsto al loro interno istituzioni capaci di difendere gli uomini dalla potenza del femminile offrendo loro spazi esclusivi sia in termini materiali che sul piano simbolico. La novità risiede nel fatto che ora un’intera civiltà, mentre va verso l’eliminazione di ogni spazio materiale e spirituale nel quale gli uomini possano proteggersi, si trova nella situazione di ricreare in piena coscienza quelle stesse condizioni che da sempre li riparano dal potere congiunto del Grande Nido e della Porta Celeste. 

Questo sganciamento è l’operazione centrale, il compito fondamentale cui gli uomini si dovranno dedicare, in ciò saranno aiutati - paradossalmente - dalla condizione stessa nella quale si trovano che li vede dannati e vilipesi qualsiasi cosa dicano e facciano. “Comunque sia, sbagli” è una battuta mascolista che riflette l’esperienza degli uomini in Occidente: “Anche i migliori devono cambiare”, “In sole due cose sbagliano gli uomini: in tutto quello che dicono e in tutto quello che fanno”. La condanna universale di tutto il passato e di tutto il presente sul piano collettivo e sul piano individuale pone gli uomini nelle condizioni di rifiutare a priori il giudizio femminile e di svincolarsi da esso definitivamente. Il giudizio infatti può concludersi con l’assoluzione o con la condanna; la prima esclude la pena materiale ma presuppone la consegna della propria autonomia morale, del diritto ad autovalutarsi, perciò cattura, pone il “reo” nella condizione di inferiorità e di dipendenza. La condanna comporta la pena ma permette di svincolarsi dal giudizio, perciò, paradossalmente, la seconda è preferibile alla prima perché lascia aperta la via del distacco. Ora non vi è pericolo che gli uomini restino privi di sanzioni, stigmatizzazioni, riprovazioni, dileggi, canzonature, insulti, censure, denunce e condanne. In questo il femminismo stesso fornirà gli strumenti necessari a quella presa di coscienza e questa condanna permanente, capillare e sistematica sarà il vero errore che il femminismo non potrà non commettere. Il male-bashing universale, il pestaggio morale degli uomini è la precondizione della loro liberazione dallo stato di sovranità etica limitata nella quale si trovano. 

Poiché non ci si libera del peso del biasimo finché non ci si rende indifferenti alla lode è bene per gli uomini smettere di sollecitare il riconoscimento della grandezza dell’opera maschile nella storia, dono immenso e di profondità persino misteriosa la cui eccellenza non può essere intaccata da quel giudizio. 

A quell’errore tenterà di porre rimedio lo stesso femminismo. Già oggi infatti le femministe più scaltrite avvertono la necessità di moderare i toni, di smussare quelle punte del men pushing che, troppo acuminate, rischiano di tradire quel che dovrebbe restare nascosto minacciando di evocare quel dislocamento maschile che invece deve essere inibito, castrato sin dall’origine. Lo scopo di tali smaliziate strategie è trasparente, si tratta di evitare la fuga morale degli uomini impedendo loro di prendere coscienza che un’era è finita e di trarne le dovute conseguenze. Di più, quando si percepirà prossimo il momento di quella grande separazione, di quel Temenos epocale, potrà accadere di sentire le prime confessioni, le prime ammissioni di responsabilità nella causazione di tale comunque necessario avvenimento. Si udrà allora confessare che “ci si è spinte troppo avanti”, che “ci sono state delle esagerazioni” e che “anche gli uomini hanno il diritto di difendere la propria sfera morale”. L’azione di queste neo crocerossine sarà uno strumento di cattura, il tentativo estremo di tenere prigioniera l’anima degli uomini, perché, spezzato il legame, l’Antica Signora dalle mani che grondano amore non potrà più giudicare ma dovrà limitarsi a condannare. Era inevitabile che l’evoluzione della storia imponesse la maturazione di un tale evento, la costruzione pienamente cosciente di quella separazione che sarà il fondamento del nuovo rapporto, libero e sereno, tra le due parti del mondo.